Questo blog, perché?

Queste pagine le intendo come la parte "meno impegnata" rispetto al mio sito internet, http://www.monzamtb.altervista.org/
Impressioni, idee e immagini così come vengono, più che altro una specie di diario che mi serva per raccogliere questo materiale, per poterlo rileggere ogni tanto. Se ci capitate e lo ritenete interessante fatemelo sapere. Grazie!



domenica 19 dicembre 2010

-3,-2,-1...

…-3, -2, -1… no, non è ancora il conto alla rovescia per il capodanno 2011, è la temperatura rilevata in questi giorni, anche in pieno giorno… e noi non aspettiamo altro per uscire in mountain bike.
In realtà qualcosa ci mancava, la neve!
L'altra mattina l'appuntamento con il fido Marcello era all'Anymore di Lissone alle 8 e 30, destinazione (probabile) il Monte Canto. Ma dalle 6 di mattina la neve incomincia a scendere, teoricamente doveva essere una breve e leggera nevicata… e come al solito il traffico a Monza e circondario impazzisce. I tempi di percorrenza in macchina quadruplicano e tutto diventa più difficile. Avevo tentato di smontare Marcello con un sms alle 7 e 30 e lui, con il suo consueto ottimismo, aveva risposto che sul Canto ci sarebbe stato il sole…. Va beh. Ma raggiunto l'Anymore per le 9 e 10 (dopo 50 minuti di auto rispetto ai consueti 10) anche il mio socio cominciava ad essere titubante, quanto meno per la meta da raggiungere, ma assolutamente senza mettere in dubbio la nostra uscita in MTB.
Sistemate le bici partiamo pensando di imboccare l'autostrada A4, speranza scemata definitivamente dopo aver percorso circa un kilometro in un quarto d'ora. Breve consulto e telefonata a Marco per disdire definitivamente l'appuntamento a Capriate.
"Abbiamo qua vicino il Parco di Monza, entriamo lì, prendiamo le nostre bici e cominciamo a salire… Canonica, lungo il Lambro, Rancate….". Ok, l'itinerario a grandi linee è fatto. Parcheggiamo l'auto nel Parco, di fianco al bar Cavriga, ci vestiamo e in 10 minuti siamo in sella.





Ci addentriamo, non c'è anima viva e la neve cade abbondante. Subito rimaniamo rapiti dall'atmosfera magica che ci circonda e le nostre gambe incominciano a frullare veloci calpestando la coltre nevosa. Ci portiamo rapidamente verso Biassono, usciamo da un cancelletto e siamo sulla via di Canonica. Le basse temperature creano sull'asfalto lastre di ghiaccio molto insidiose anche per dei bikers navigati… infatti dopo pochi metri di asfalto "navigo" subito a stretto contatto con la strada procurandomi la consueta contusione/escoriazione all'anca sinistra. Ormai è un classico… mi consolo pensando che è meglio questa caduta rispetto alle 2 costole fratturate a febbraio sul San Genesio.
In breve raggiungiamo il presidio dei carabinieri vicino al ponte di Canonica e cominciamo la risalita della ciclo-pedonale per Agliate. Il terreno è sempre più bianco e man mano la nevicata è sempre più intensa.
"Tanto hanno detto che smette…" "Sì,Sì, vedo…" l'ironia si spreca. Al ponte di Albiate lasciamo la pista ciclabile e iniziamo a salire verso Rancate.
Sono strade percorse decine di volte, ma con la neve tutto diventa nuovo e più bello.
Ci inoltriamo finalmente nei boschi, incontriamo solamente qualcuno intento a tagliare e riordinare la legna degli alberi caduti.




Una volta sbucati nuovamente su un tratto asfaltato cominciamo a vedere gli effetti deleteri del ghiaccio e della neve (non solamente per me…!).
Un furgoncino ha tirato dritto lungo una discesa con curva a sinistra e si è fermato… contro il muro. Il conducente, illeso, sta telefonando al carro attrezzi.
Proseguiamo e ci divertiamo a provare la tenuta delle nostre gomme sulla neve. Fa molto freddo, io ho perso la sensibilità dei mignoli e Marcello quella dei piedi. L'unica possibilità di stare meglio è pedalare. Saliamo ancora, raggiungiamo e oltrepassiamo l'agriturismo Brusignone e la Cascina Cafè e iniziamo a cambiare direzione per ritornare sui nostri passi. Ormai sono quasi due ore che pedaliamo e per rientrare alla macchina ci vorrà almeno un'oretta. Attraversiamo estesi campi di mais innevati dove dobbiamo intuire il profilo del terreno per non impuntarci con la ruota anteriore. Unica guida sicura da considerare per mantenere la direzione giusta è una fila di pali della luce.
Il profilo del terreno bianco si mescola al cielo plumbeo senza soluzione di continuità e i suoni sono ovattati. Unico rumore deciso è lo stridio del mio freno posteriore. Ogni tanto al nostro sopraggiungere si alzano da terra piccoli passeriformi intirizziti. Scriccioli, pettirossi, passere scopaiole e merli cercano con difficoltà cibo sulla superficie ghiacciata.
Incrociamo nuovamente la strada asfaltata percorsa all'andata e la nostra attenzione è attirata da un triangolo rosso che segnala pericolo. Siamo vicini al famigerato luogo dell'incidente; le auto, come dei replicanti, sono aumentate!




Di fronte a noi un "sandwich" di quattro auto, vittime anch'esse del lastrone di ghiaccio traditore. Al nostro arrivo troviamo un capannello di persone che osserva l'agglomerato di quattroruote appoggiate l'una all'altra, senza fare niente. Una signora per la sorpresa di vederci comparire sulle nostre bici si sposta e, miseramente, piomba sulla strada sedendosi per terra, non molto delicatamente.
Un'altra poco più in là, manco avesse visto comparire la Madonna di Fatima, ci scongiura di aiutarla a montare le catene sulla sua y10. Si tratta di una ragazzona di stazza pachidermica, non lontana dal quintale di peso, che individuato Marcello, notoriamente buono e disponibile nell'aiutare le persone in difficoltà, lo supplica con una parlata dalla chiara inflessione meridionale (dalla cadenza direi della bassa Irpinia), di aiutarla perché ha le catene nuove ma non le sa montare. Marcello, ovviamente, non si tira indietro ed è quasi contento quando scopre che sono identiche a quelle della sua Twingo.





Dopo il montaggio, rigorosamente svolto a mani nude a qualche grado sotto lo zero, sta quasi per partire la telefonata al professor Lanzetta (che per la cronaca è anche un ottimo free rider – ndr) per un trapianto multiplo di mano….
Raccolti i sinceri ringraziamenti della giunonica avellinese salutiamo tutti e proseguiamo il nostro cammino (prima che ci chiedano di spostare a spinta le auto incidentate!).
Ora ci tocca finalmente qualche tratto in discesa. Provo allora ad azionare il meccanismo per abbassare il mio reggisella telescopico… niente da fare, tutto ghiacciato. Come si era verificato per il comando del deragliatore anteriore, che non mi ha permesso di cambiare corona della guarnitura per tutta l'escursione a causa del gelo, anche il mio Gravity Dropper è fuori uso. Affronto quindi mio malgrado le discese in xc-style. Intanto nevica sempre fitto e il freddo comincia a penetrare anche sotto la mitica giacca della Gore e io comincio a sognare la vasca da bagno bollente nella quale presto mi immergerò.
Stiamo quasi per raggiungere il Parco di Monza, porta di Biassono. Ci aspetta ancora il lungo viale, che con la neve sembra ancora più lungo. Sfruttando la traccia di un'auto riusciamo comunque a tenere una media di quasi 20 all'ora, che ci permette in circa quindici minuti di raggiungere finalmente l'auto.
Marcello, eroico, dice di poter proseguire pedalando fino alla sua macchina parcheggiata a Lissone… Intanto io apro la mia, dò uno sguardo al termometro e rimango un attimo in silenzio… "Marcello non mi sembra il caso, smonta tutto che ti accompagno io, siamo a quattro gradi sotto zero, non vorrei averti sulla coscienza!"

lunedì 6 dicembre 2010

Una "Cantata" in compagnia!

Rientro in grande stile, dopo oltre quattro settimane di astinenza dalla MTB.
Domenica mattina partenza da Lissone con Marcello e Omar, destinazione il Monte Canto, nella bergamasca. Raccolto Marco a Capriate ci troviamo a Carvico al solito parcheggio con un nutrito gruppo di bikers assetati di fango guidato in grande stile da Vittorio, simpatico e disponibile capo gita.
L'itinerario odierno è ben stampato nella sua mente e tutti (o quasi) siamo consapevoli delle condizioni in cui troveremo i sentieri. Iniziamo a salire, ognuno con il proprio ritmo, su una sterrata già impegnativa di norma ma che oggi ci mette veramente a dura prova. Aldilà delle gambe più o meno allenate, tutti prima o poi sono costretti a scendere dalla bike, almeno nei punti in cui la coltre di fango supera i 20 cm di spessore. Ci scaldiamo subito ed io ringrazio più volte il "Signor Northwave" per avere inventato le splendide scarpe invernali rivestite di Goretex che oggi ho deciso di indossare. Gli altri "ringrazieranno" invece spesso il padre eterno per la neve e il fango che ha mandato da queste parti…





Ricompattato il gruppo siamo pronti per la prima discesa: ci sono bici e bikers di ogni tipo, ma in comune una gran voglia di divertirsi, a qualsiasi costo. Il sentiero è tecnico, con qualche passaggino mica male (tipo la mitica "Curva Francesco"), reso più difficoltoso dall'umidità e dal fango. Ognuno lo affronta dando il meglio di se stesso, c'è chi scende dalla bici nei punti più critici, chi riesce a stare in sella ma alla fine arriviamo tutti a "fondo corsa".
Vittorio ci guida ora nel trasferimento verso l'attacco della seconda salita della giornata, lungo un divertente e veloce tratto "mangia e bevi" dove i reggisella telescopici diventano parte integrante del divertimento.
Come capita di solito in queste situazioni, abbiamo ormai raggiunto quello stato di simbiosi con il fango che è diventato un tutt'uno con i nostri vestiti e le nostre MTB, quasi indistinguibili l'una dall'altra. A questo punto potremmo anche cadere in una pozza di fango profonda un metro che la cosa non ci farebbe né caldo né freddo.
Due chilometri di salita su asfalto e poi pieghiamo a destra nel tratto forse più faticoso. Un sentiero in leggera pendenza con tratti fangosi tali da fermare anche i più decisi e allenati. Presto si forma una colonna di bikers piegati a spingere le proprie bici, tipo girone dantesco. Vittorio, per darci una speranza continua a parlare di questi "ultimi cinquanta metri" prima della discesa finale che si rivelano in realtà un bel chilometro abbondante… ma la bravura di una guida è anche quella di mantenere viva la speranza nelle persone che accompagna.
Stiamo per iniziare la picchiata verso Carvico, e Omar decide di farla a cavallo di una "single speed", data la rottura del forcellino del cambio della sua Giant…
L'ultima discesa, più che essere in sella ad una bici mi sembra di farla su una tavola da snowboard o meglio "mud-board". Le ruote galleggiano sul fango e le curve vanno anticipate moltissimo per avere una minima possibilità di prendere la direzione giusta. Arriviamo al termine del sentiero, aspettiamo di esserci tutti e poi giù a manetta lungo la veloce sterrata che, ritrovato l'asfalto, ci condurrà alle macchine.
Ormai è quasi l'una quando il nevischio comincia a scendere. Ricoperti di fango che ormai ci si sta seccando addosso ci lanciamo in uno strip-tease collettivo, a 0° C, per la gioia degli abitanti delle case adiacenti, che tanto "sono abituati".
Dopo un mesetto di assenza dai sentieri non ci poteva essere modo migliore per ritornarci...

Grazie Vittorio, grazie ragazzi!  Questa è la vera MTB...

sabato 4 dicembre 2010

Back to the mud!!

E finalmente, domani: